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March 18, 2024

I santi dell’anno 2064: Buldini e Paoletti da Cellar a Trento

Francesca Fattinger

Su questo terreno si suggerisce una complementarietà tra i lavori dei due artisti, che compiono, insieme, il tentativo di creare una nuova epopea e rivolgono alla collettività l’invito a trovare un’identità contemporanea sulle tracce delle proprie radici.
Camilla Nacci

Cosa succede se due persone si guardano occhi negli occhi? Cosa succede se a farlo sono due artisti e se invece lo fanno due pratiche artistiche? In quel mettersi occhi negli occhi c’è una sorta di travaso, un attraversarsi e un intrecciarsi inedito che da quel contatto trae nutrimento. Per questo motivo la programmazione annuale di Cellar Contemporary a Trento si caratterizza per un susseguirsi di “mostre a due”, doppie personali in cui gli artisti, scelti proprio perché apparentemente molto diversi per stili e linguaggi, dialogano in una maniera nuova e inconsueta arricchendosi a vicenda. 

La mostra che inaugura da Cellar Contemporary giovedì 21 marzo alle 18:00 in presenza degli artisti e che prosegue fino al 30 giugno 2024 si inserisce in questo filone. Il titolo è tutto un programma, trattiene il tema e lo espande, facendoci piombare subito nella sensazione di brivido e di eccitazione di un tempo che nel qui e ora presente si sbriciola ed esplode, ci sbriciola e ci esplode, tra radici passate e devozioni future “per non farci trovare impreparati all’arrivo del 2064, che è ancora lontano, ma non troppo”.

Margherita Paoletti, Kantaryocàn, 2024Sono Tommaso Buldini e Margherita Paoletti i due artisti che nella trentina di opere esposte, tra tele, tavole e carte, si confrontano, si sfidano e si abbracciano a colpi di pennelli, colori, eden e agiografie contemporanee. Se “c’è stato un tempo” (e forse lo è ancora), come introduce la curatrice Camilla Nacci nel bellissimo testo del catalogo ad accompagnamento della mostra, in cui i santi erano fortemente percepiti come “figure tassello di connessione tra umano e divino”, meta di pellegrinaggi, oggetto di devozione, venerazione, ringraziamento per grazia ricevuta, Buldini e Paoletti “attingendo dalla loro mitologia di riferimento, si rivolgono con nostalgico romanticismo alla sottocultura indipendente del periodo in cui sono cresciuti, a cavallo tra la fine del primo e l’inizio del secondo millennio, per immaginare i santi del domani in una prospettiva fantascientifica coerente con il proprio linguaggio espressivo”.

Ne ho chiacchierato con la curatrice per scoprire qualche retroscena e avere una piccola preview di quella che sarà la mostra, una sorta di bussola per orientarsi nei mondi caleidoscopici, mistici, densi di simbolismo e colorati di perdizione dei due artisti. Pronti all’immersione? E voi come immaginate i santi del 2064?

Tommaso, Buldini, Gummo_100x80cmPartiamo dalla scelta degli artisti, perché proprio la coppia Tommaso Buldini e Margherita Paoletti e perché l’idea di una doppia personale?

Sicuramente è stato importante che si conoscessero come artisti. Galeotta fu “Set up 2018”, in cui Tommaso lavorava con un’altra galleria e noi per la prima volta presentavamo al pubblico le opere di Margherita Paoletti e si avviava la nostra collaborazione con lei. Quindi con Tommaso è nata più un’amicizia che poi negli anni si è trasformata anche in una collaborazione professionale. Così tra loro e anche con me e loro due è nato un legame sempre più forte. Anche se i loro due percorsi sono molto separati, a livello di confronto e anche di contaminazione tra modi di fare, è un discorso che va avanti da tanti anni. Per questo è bello proporre questa doppia personale che prosegue il programma di quest’anno di Cellar, in cui doppie personali vengono intervallate da mostre collettive. Ci stimolava a livello di programma della galleria poter proporre qualcosa di diverso dalla classica mostra personale, spaziare un po’ di più e stimolare artisti e pubblico. Per questa mostra i due artisti hanno proposto anche dei lavori un po’ distanti da quello che fanno di solito. Rimanendo comunque fedeli a se stessi hanno cercato di avvicinarsi tra loro con un risultato che ha fatto emergere lati diversi della loro produzione artistica.

Margherita Paoletti, Fiori dagli occhi, acrilico su tela,. 30x40 cm,2024 copia Perché una mostra che indaga il tema dei santi e della loro devozione? Da chi è venuta l’idea?

Allora, anche se il titolo è venuto da un’idea degli artisti, il tema gliel’ho proposto io. Tommaso ha sempre lavorato su temi esoterici e ha inserito da sempre simboli presi anche da iconografie passate, il ciclo di San Petronio di Bologna e il tema dell’Apocalisse in generale è una sua fonte di ispirazione permanente. Mentre Margherita ha iniziato qualche tempo fa a lavorare su dei pezzi molto piccoli che definisce un po’ ex-voto e poi contemporaneamente ha avviato questa nuova produzione che si chiama “Sonde croniche” che ha sempre volutamente tenuto separata dalla sua produzione pittorica e che per la prima volta qui porterà a una contaminazione: la sua protagonista, che è un suo alter ego e si chiama Lea, uscirà dai disegni su carta per entrare in qualche piccola tela, anche se in punta di piedi. Lea è la sua parte un po’ più selvaggia, più guerriera se vogliamo, e a me le sue avventure hanno sempre ricordato molto quelle dell’agiografia medievale.

Tommaso Buldini, Realm of Unreal, 2024Tu vieni proprio da una formazione in questo ambito, vero?

Sì, esatto, da una formazione sull’arte e sull’iconografia medievale. Per questo ho trovato questi collegamenti di entrambi con l’arte devozionale del passato e anche con forme di arte popolare come quella degli ex-voto molto interessante, soprattutto perché associata a questa contaminazione iper-contemporanea che arriva dai loro stimoli culturali più legati al pop. 

Margherita Paoletti, Santa Margherita, acrilico su tela, 40x50 cm, 2024 copiaRitornando al titolo, da dove viene?

Il titolo “I santi dell’anno 2064” è stata una boutade di Tommaso a cui ricordava qualcosa del tipo “ritorno al futuro” o titoli di quei film un po’ fantascientifici degli anni ‘80 con cui è cresciuto e quindi ha buttato lì un anno a caso: il 2064, che poi casualmente è proprio tra quarant’anni e quindi aveva così “non senso” che alla fine ha avuto senso. Anche se le opere non è che ricalchino così pedissequamente questa idea del futuro a tutti i costi: c’è un’iconografia passata e un’iconografia presente che si mischiano. C’è tanto nel caso di Tommaso che arriva dal mondo del videogioco, perché lui di base nasce come graphic designer e ha un’impronta di quel tipo e lo stesso vale per Margherita che ha tutta una serie di riferimenti di immagini che arrivano anche dall’illustrazione e da un mondo un po’ più contemporaneo. L’idea era questa: proviamo a dare la nostra lettura di un futuro, che non sia proprio come ci si immagina il futuro della fantascienza. In un mondo che si sta sviluppando così velocemente, magari già tra 40 anni vivremo una realtà totalmente diversa da quella di oggi. Eppure in questi cambiamenti sempre più accelerati le modalità con le quali ci rivolgiamo ai nostri idoli in fondo non sono cambiate e forse non cambieranno neanche in futuro.

Tommaso Buldini, Antonius_BlockMa quindi chi saranno i santi del 2064?

L’idea è quella che entrambi gli artisti abbiano trovato ciascuno un po’ il proprio Pantheon. Questo magari è un po’ più esplicito nel lavoro di Margherita. Per esempio nel suo caso abbiamo creato un parallelismo tra due opere che, seppur diverse, sono state volutamente accostate sul catalogo e faranno dittico in mostra: una sulla dea Kalì e l’altra su Santa Margherita. La prima è una dea orientale che ha a che fare anche con l’idea di mostruosità, perché appunto ha quattro braccia, mentre Santa Margherita esce dal drago da cui viene inghiottita. Quindi c’è questa cosa, anche un po’ cruenta, legata a un immaginario un po’ fiabesco, un po’ fantasy. E poi un’altra dea individuata da Margherita è la dea Kantaryocán, dea delle cicatrici, che deve il suo nome al fiore dell’iperico. Quindi diciamo che la sua idea è quella che i santi e le sante del domani si serviranno di strumenti tradizionali per arrivare preparati al futuro, che quindi in qualche modo ci sarà questo ritorno alla tradizione e anche una riscoperta della saggezza popolare.  

Margherita Paoletti, Rosalía, acrilico su tela, 60x80 cm, 2024E invece per Tommaso Buldini?

Mentre nel caso di Tommaso Buldini direi che c’è proprio una rivisitazione di quelli che sono stati i mostri delle note a margine dei manoscritti o anche della figura della Medusa che lui rappresenta molto spesso. L’artista ha così fuso l’immaginario del videogame con l’immaginario incredibilmente contemporaneo del mostriciattolo medievale dando vita a un suo originale e inedito Eden.

Credits: Tommaso Buldini (1, 3, 5, 7); Margherita Paoletti (2, 4, 6, 8)

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