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April 30, 2024

Tra fiori, donne ed epifanie sognanti: Domenico Grenci alla Galleria Alessandro Casciaro

Stefania Santoni

 Mondo di sofferenza. /Eppure i ciliegi sono in fiore

Kobayashi Issa (Haiku)

Quando mi chiedono che cosa sia l’arte e quale significato abbia nella mia vita non posso fare a meno di definirla partendo dalla sua dimensione salvifica. È come se, data la nostra condizione di esseri mortali, finiti e dal tempo limitato, fossimo stati in qualche modo riscattati della nostra impossibilità di vivere in eterno. In questo senso la bellezza, e la sua capacità di rendersi manifesta e di essere esperita con il cuore ma anche sensorialmente (perché la conoscenza percorre i gradi di una scala che inizia con la superficie delle cose per arrivare alla vera e propria essenza), diventa una ricompensa che ci salva dal dolore, dalla sofferenza e dalle fatiche che albergano la nostra vita. Perché quando dentro tutto muore o lentamente si distrugge, là fuori uno spiraglio di luce calda e morbida c’è sempre: dopotutto, la bellezza vive negli occhi di chi sa coglierla. 

Quando ci lasciamo cullare dalla meraviglia e ci permettiamo (e autorizziamo) di desiderare di essere felici, permettendo la generazione di una sorta d’incontro amoroso tra il nostro universo interiore e tutto il resto del cosmo, capita che il nostro sé abbia tutte le carte in regola per lasciarsi accadere. E che lungo il suo percorso, fatto sì di salite ma anche di tragitti più lineari che ci fanno tirare il fiato concedendoci riposo e la pratica della lentezza, fioriscano talenti in grado di disseminare bellezza e di far sì che quel tratto salvifico, da potenza, si trasformi in atto. Uno di quei talenti che -a mi avviso – continua a regalare doni meravigliosi al mondo è Domenico Grenci, artista nato ad Ardore e che vive a Bologna. Da poco è stata inaugurata la sua mostra personale “Light Years” curata da Gabriele Salvaterra negli spazi della Galleria Alessandro Casciaro di Bolzano; un’esposizione, questa, nata dall’urgenza di mostrare opere nuove che diventano nuovi reagenti a contatto col pubblico. La produzione artistica di Grenci è una delle più poetiche che conosca. Nei lavori che troviamo esposti l’artista è in grado di estremizzare la disparità tra distanza e vicinanza. I soggetti che dipinge danzano: fiori, ritratti e nature morte si dipanano come fili di un tessuto antico. Diversi, ma interconnessi, come stelle che compongono un universo mutevole, essi rivelano la distanza e la vicinanza tra le nostre mani e il palpito del mondo. Epifanie sognanti emergono tra i vapori del tempo passato come osservate attraverso un vetro smerigliato che rende in questo modo l’immagine sfumata, quasi eterea. Fantasmagorici, come ricordi lontani, queste opere evocano sensazioni dimenticate e ci trasportano in un’epoca indefinita, dove la realtà sfuma nella poesia del sogno. la rugiada, al mattino, sui gerani, 20x20cm, olio e acrilico su tela, 2024 archiv MG 7796Rispetto alla sua ultima mostra in Galleria (che risale al 2016) il lavoro di Grenci si è nel frattempo molto ampliato e ai ritratti di donne (s)conosciute di quel periodo si sono aggiunte le nature morte di fiori e le composizioni di tessuti e coperte. Nuovi soggetti, questi, pretesto per l’interrogazione di sentimenti e dinamiche pittoriche profonde.

Nei quadri di Grenci, le donne si ergono infatti come pilastri nel cuore della sua arte. I loro volti catturano particolarmente lo sguardo con un’intensità e un magnetismo che non sfugge agli occhi di chi osserva. Queste donne sono modelle riprese da riviste patinate e poi sottoposte al processo umanizzante della pittura dell’autore. “Trovo curioso e significativo il fatto che sembrino ritratti di persone conosciute molto bene, al contrario nascono da volti incontrati quasi casualmente su rotocalchi e periodici, estratti dal flusso mediale e resi intimi” racconta Salvaterra. Anche quando nascoste con solo la nuca esposta o gli occhi che scrutano, riescono a trasmettere una presenza avvolgente. Queste figure femminili sembrano parlare invitando a una connessione e dialogo profondo nonostante la loro essenza di immagini dipinte. Originariamente estratte da fonti mediatiche queste donne prendono vita nuova sotto il pennello di Grenci. Ciò che potrebbe sembrare un omaggio alla bellezza ideale promossa dai media riesce invece a tradursi in un un’opera d’arte dove al centro sta l’umanizzazione grazie alla produzione di ritratti autentici di anime nascoste. Così, con il suo tocco artistico, Grenci trasforma simulacri in icone di verità e bellezza.Schermata 2024-04-29 alle 11.47.34

I fiori dell’artista, invece, giocano con la natura: una natura a portata di mano, domestica e al tempo stesso selvaggia, che si fonde con l’irraggiungibile vastità della terra. Oltre a essere simbolo canonico del tempo che passa e della morte che si avvicina, dello splendore che può avvizzire, questi fiori sono anche esempi di natura addomesticata. Come metonimia, essi rappresentano l’intero in un solo gesto, posati sul comò nella loro bellezza incontaminata. Anche i tessuti, le coperte e le lenzuola abbracciano la dimensione dell’intimità, come una seconda pelle e paiono danzare attraverso immagini poetiche. Le superfici tessili avvolgono letti e giacigli, luoghi di riposo e sogni. Qui la vicinanza e la distanza prendono forme diverse: ciò che normalmente tocchiamo e sentiamo, ora si trasforma in immagine, un mondo visivo di texture e decorazioni.nel buio dello sguardo, bitume e carboncino su tela, 46x36cm 2023 archivMG 7775

Questa mostra è un viaggio tra profondità distanti, tra pozzi siderali di malinconia e mancanza, tra immagini che riescono a suscitare meraviglia e stupore. Non perdete l’opportunità d’immergervi in questa bellezza poetica: c’è tempo fino all’11 maggio.

Credits: Enrico Benedettelli e Domenico Grenci

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